Radiotelescopi: ricevitori dello spazio
Negli ultimi 100 anni lo studio dell’Universo ha portato a importantissime scoperte grazie allo sviluppo di nuove tecnologie e nuovi strumenti di ricerca, tra cui i radiotelescopi. Un radiotelescopio è un telescopio che, a differenza di quelli classici che osservano la luce visibile, è specializzato nel rilevare onde radio emesse dalle radiosorgenti sparse per l’Universo, generalmente grazie a grandi antenne paraboliche, o più antenne collegate assieme. Svolge la stessa funzione del telescopio: osserva stelle, galassie, pulsar e materia interstellare. Ma lo fa studiando un’informazione diversa dalla luce e cioè le onde radio che, come la luce, sono onde elettromagnetiche che si propagano nel vuoto, ma sono invisibili ai nostri occhi e per essere rivelate hanno bisogno di radiotelescopi. Un radiotelescopio è costituito sostanzialmente da un’antenna, da un ricevitore e da un sistema di acquisizione, il cui scopo è quello di analizzare l’intensità delle onde radio emesse dalle sorgenti celesti che si osservano. L’astronomia che studia la banda radio è detta, appunto, radioastronomia. In Italia esistono diversi radiotelescopi. Ci sono due parabole “gemelle†da 32 metri di diametro, una a Medicina in Emilia-Romagna e una a Noto in Sicilia, entrambe gestite dall’Istituto di Radioastronomia di Bologna. A Medicina si trova anche un radiotelescopio più grande, la Croce del Nord, una serie di cilindri parabolici disposti lungo due bracci della lunghezza di 560 e 640 metri. Un terzo radiotelescopio inaugurato nel 2013 presso l’Osservatorio di Cagliari è il Sardinia Radio Telescope costituito da una singola parabola con un diametro di 64 metri. I siti di ricerca astronomici sono tutti parte dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).Radiotelescopi: ricevitori dello spazio
Negli ultimi 100 anni lo studio dell’Universo ha portato a importantissime scoperte grazie allo sviluppo di nuove tecnologie e nuovi strumenti di ricerca, tra cui i radiotelescopi. Un radiotelescopio è un telescopio che, a differenza di quelli classici che osservano la luce visibile, è specializzato nel rilevare onde radio emesse dalle radiosorgenti sparse per l’Universo, generalmente grazie a grandi antenne paraboliche, o più antenne collegate assieme. Svolge la stessa funzione del telescopio: osserva stelle, galassie, pulsar e materia interstellare. Ma lo fa studiando un’informazione diversa dalla luce e cioè le onde radio che, come la luce, sono onde elettromagnetiche che si propagano nel vuoto, ma sono invisibili ai nostri occhi e per essere rivelate hanno bisogno di radiotelescopi. Un radiotelescopio è costituito sostanzialmente da un’antenna, da un ricevitore e da un sistema di acquisizione, il cui scopo è quello di analizzare l’intensità delle onde radio emesse dalle sorgenti celesti che si osservano. L’astronomia che studia la banda radio è detta, appunto, radioastronomia. In Italia esistono diversi radiotelescopi. Ci sono due parabole “gemelle†da 32 metri di diametro, una a Medicina in Emilia-Romagna e una a Noto in Sicilia, entrambe gestite dall’Istituto di Radioastronomia di Bologna. A Medicina si trova anche un radiotelescopio più grande, la Croce del Nord, una serie di cilindri parabolici disposti lungo due bracci della lunghezza di 560 e 640 metri. Un terzo radiotelescopio inaugurato nel 2013 presso l’Osservatorio di Cagliari è il Sardinia Radio Telescope costituito da una singola parabola con un diametro di 64 metri. I siti di ricerca astronomici sono tutti parte dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).